About me.

Viene da un luogo senza nome. Un po’ come lei. Certo, lei un nome ce l’ha, ma dopo aver vissuto in quel luogo, era un po’come non avercelo. Pochi, al di fuori di quel villaggio ne sanno qualcosa di quel piccolo posto imbevuto di mare. Lei evita gli sguardi. Si rende anonima dietro ai suoi capelli rossi. Ama nascondersi, non essere notata. Essere lasciata in pace. Se un estraneo le rivolge la parola, lei non vede l’ora che smetta. Non perché sia maleducata. Ma perché avere a che fare con la gente l’ha sempre messa un po’ a disagio, la sfinisce. E’ difficile soddisfare le aspettative. Nessuno capisce. O forse è l’intero villaggio da cui viene a non capire come in un posto in cui esista solo pesce e tante cose materiali, lei possa vivere così fra le nuvole. Il mondo era lontano laggiù. Le notizie, i giornali, le autostrade, gli incidenti, l’Africa e la Guerra. Tutto lontano. Dimensioni che non combaciavano con quelle dei pescatori. E lei era sola, prima che riuscisse ad andar via.
A novembre l’aria del mare comincia a diventare fredda. E lei l’adora. Il mare d’inverno, il cielo d’inverno. L’unico suo amico: un libro chiuso. 200 pagine racchiuse in una copertina verde smeraldo. Nessuno riusce a leggerne il titolo, non che a qualcuno interessi.
E’ una ragazza dai lineamenti morbidi e chiari, dalla pelle debole al sole. I suoi occhi hanno un colore incerto. Verde in estate, ambra in inverno. Mentre i capelli non vanno mai d’accordo con le sopracciglia sempre troppo scure per unirsi ai riflessi ramati dei suoi capelli. Il suo corpo graziato, poco esile e dalle forme ben definite ha spinto
 molti ad avvicinarsi. Chiedevano di lei, informazioni. Tutti sapevano da dove veniva, ma nessuno che cosa avesse in testa. “Il mare.”, rispondeva lei. “Il mare.”
Lei il mare nella testa ce l’ha davvero. Così infinito e imprevedibile. Profondo e arrabbiato. Ma ha anche il sogno di attraversarlo quel mare, o almeno così dice sua madre. Sua madre e i suoi libri sono quelli che la conoscono meglio. Ci si chiede perché non avesse amici, al villaggio. L’avevano evitata per anni. A nessuno piace impegnarsi per capirti. A nessuno piace se non sei come ti vorrebbe il mondo. E poi Lei aveva capito. Aveva smesso di cercare, perché non erano loro ad evitarla, ma lei. Nessuno capiva.
Ora ricorda, era facile trovare la strada per il mare in quel paesino. Bastava seguire l’odore del sale, il rumore del vento e quello degli uccelli. Si sentiva bene quando abbandonava le scarpe sulla sabbia e affondava i piedi in quei granelli chiari nei quali la sua pelle si mimetizzava bene. Il solito vuoto che sovrastava i suoi stati d’animo riusciva a riempirsi per metà grazie a libri e a quel posto così spoglio ma pieno allo stesso tempo. Era abituata a quelle sensazioni. Adesso quel posto le manca terribilmente. Non ci va più molto. Ha scelto di accettarsi insieme a chi è felice di farlo, invece che sognare orizzonti in solitudine. Aveva sognato per così tanto di andare via. Ora, l’unica cosa che la tiene ancora incollata a quei ricordi è sempre il mare. Il vento fra i capelli, l’aria fredda, il continuo infrangersi delle onde contro gli scogli, l’orizzonte. Il suo orizzonte carico di sogni che in un qualsiasi altro punto del pianeta non sarà mai lo stesso.

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